(da www.corrieredellosport.it)
Tra pochi mesi vedremo il Mondiale degli altri: dopo 60 anni siamo di nuovo fuori
di Ivan Zazzaroni
Tutti a casa! Non ci sono alternative, lo scrivo con la serenità che non ho. Tra pochi mesi vedremo il Mondiale degli altri: dopo 60 anni siamo di nuovo fuori. Una vergogna calcistica intollerabile, una macchia indelebile. A casa noi, ma anche chi non ci ha portato in Russia e chi l’ha scelto. Diciassette anni fa Dino Zoff si dimise dopo una finale europea persa al golden goal: non sopportò il giudizio poco lusinghiero di Berlusconi, che non aveva incarichi specifici, e la chiuse lì. Tre anni fa il presidente Abete e Prandelli non ressero al crac brasiliano.
E’ finita. Apocalisse, tragedia, catastrofe. Chiamatela come vi pare, ma per favore evitate i discorsi sul sistema che non funziona: il nostro calcio è in grave crisi ma non è inferiore a quello svedese, né a quello svizzero.
Siamo arrivati a giocarci il posto al Mondiale nelle condizioni più difficili, e nella più completa sfiducia, domandandoci anche allo specchio “usciamo?”, “ce la faremo?”. E’ vero che siamo il Paese dell’emergenza, quello che in qualche modo alla fine se la cava sempre, e proprio la consapevolezza della fine ormai prossima è stata la molla che ha convinto Ventura ad affrontare la sfida all’Ok Corral con una formazione mai nemmeno pensata durante il biennio: Jorginho a fare il simil-Pirlo, Florenzi interno sinistro e Gabbiadini “sottopunta”, come ama dire Marco Giampaolo.
Mi ero ripromesso di cavarmela con poche parole. Ne bastano tre: “Tutti a casa!”, anche se non mi consola, perché siamo retrocessi nella B del calcio mondiale.

LA FIORENTINA “ESPELLE MATTEINI”
I diritti negati e calpestati saranno oggetto del lavoro dei legali che sosterranno OdG Toscana AST e USSI Toscana nel difendere principi fondanti per ogni democrazia. L’atteggiamento della società viola non merita aggettivi ma soltanto una valutazione che possa portare ad un esemplare riallineamento di posizioni che per come sono manifestate adesso rischiano di portare il calcio ad una forma di violenza tacita, in cui le liste di proscrizione o passano per liste di accrediti stampa condizionate anche dal percorso critico dei richiedenti o addirittura per una vicenda tanto mortificante come quella che ha coinvolto il collega Matteini che pur avendo acquistato il tagliando rimane il giornalista Matteini ma nell’uno ne’ nell’altro caso è ammissibile una simile protervia con l’allontanamento coatto e imperioso dallo stadio. Ussi sosterrà con sempre maggiore vigore battaglie che in particolare laddove esiste un calcio che produce aziende
Iper professionistiche vede ormai la professionalità al rango di un dettaglio, anzi una ferita aperta.