Il Comitato Esecutivo dell’AIPS (Associazione della Stampa Sportiva Mondiale), nel corso di una teleconferenza, ha valutato la richiesta tassativa della Coalizione dei quattro Paesi, Saudi Arabia, Bahrain, Egitto e UAE, al Qatar di chiudere Al Jazeera e tutti i network a lei connessi compreso BeIn, il network sportivo, e ha stabilito all’unanimità che tale imposizione non è accettabile in nessun modo.
L’AIPS non accetterà mai il principio che la politica possa arrivare a limitare la libertà di espressione e la libera iniziativa nel campo dell’informazione in qualsiasi parte del mondo. È stato sottolineato che il giornalismo sportivo non può essere sottoposto e limitato da condizioni imposte da autorità esterne, che vogliono controllarlo.
L’AIPS non può accettare il comportamento di allenatori e giocatori che si sono rifiutati di rispondere a giornalisti di BeIn durante gli avvenimenti. Noi dobbiamo difendere la nostra professionalità, la nostra dignità. Il pubblico è il nostro giudice e noi cerchiamo sempre di svolgere in nostro lavoro seguendo principi etici.
In questo momento, già molto delicato per il giornalismo non solo sportivo, è necessario difendere i nostri diritti. In questo caso è necessario difendere anche i posti di lavoro di centinaia di colleghi.
Per questa ragione l’Esecutivo dell’AIPS si augura che la diplomazia internazionale possa creare le premesse per allentare la pressione in tutta l’area e arrivare a una soluzione della vertenza politica.
Gianni Merlo, presidente dell’AIPS, ha voluto ricordare alcuni particolari importanti: «Noi abbiamo avuto ottime esperienze nel Golfo. In Qatar due Congressi, nel 2006 e nel 2016, due riunioni del Comitato Esecutivo, tre Young Reporters programme, l’ultimo in giugno con la Diamond League. Nell’UAE abbiamo organizzato un Young Reporters programme e uno dei più importanti eventi mai organizzati dalla nostra associazione: lo Sport Media Pearl Award nel 2015 in collaborazione con Abu Dhabi Media. In quell’occasione il contenuto giornalistico e l’apertura verso la libertà di espressione è stato notevole. Un’esperienza indimenticabile per noi. Nel Bahrain siamo stati per una riunione del nostro Esecutivo. Abbiamo poi partecipato ad avvenimenti in Kuwait, Oman e Arabia Saudita e le nostre relazioni con le associazioni del Golfo sono ottime. Negli ultimi anni abbiamo avuto modo di constatare l’evoluzione positiva del giornalismo sportivo in questi Paesi e quindi non possiamo accettare che questa evoluzione sia bloccata a tempo indeterminato da questa tempesta politica. Una generazione di giovani colleghi rischia di essere bruciata e questo non è accettabile: pensiamo che tutti siano d’accordo su questo punto e quindi speriamo che il dialogo abbia il sopravvento su insensati venti di guerra».

Addio ad Antonio Volpe Pasini, un giornalista che New York ha reso di razza
Aveva 64 anni. Era stato vicedirettore di America Oggi e firma di TuttoSport