L’ex CT della Nazionale di Pallavolo e della Nazionale di tiro con l’arco Mauro Berruto, collega giornalista membro della giuria del Premio USSI fin dalla sua prima edizione, è stato chiamato da Enrico Letta per entrare a far parte della Segreteria del PD, come responsabile dello Sport.
intervista de “Il Correre della Sera” a firma di Monica Guerzoni
Segreteria Pd, Berruto: «Non ho la tessera, ma li aiuterò a imparare che la palla si passa»
L’ex allenatore della nazionale italiana di volley: «Letta è un top player. Un leader così non lo si può scegliere per una visione di breve cabotaggio, bisogna dargli fiducia e il tempo giusto»
Nella pallavolo «è vietato fermare la palla o toccarla due volte di fila» e Mauro Berruto, 51 anni, l’ex allenatore della nazionale italiana chiamato da Letta in segreteria come responsabile Sport, si è dato un obiettivo: «Aiutare Enrico a costruire una squadra che passi la palla».
Mission impossible, lo sa?
«Passare la palla è un gesto di altruismo».
Un partito che divora i suoi segretari non è un modello di altruismo. Non teme che faranno fuori anche lui?
«Letta è un top player. Un leader così non lo si può scegliere per una visione di breve cabotaggio, bisogna dargli fiducia e il tempo giusto».
Zingaretti non ce l’ha fatta e ha gettato la spugna.
«È un momento complicatissimo per tutti, se ha mollato è perché forse si era arrivati a un necessario reset».
E adesso, come si riparte?
«È una fase molto bella, generativa ed entusiasmante, come in tutte le crisi. Con senso di responsabilità, ciascuno deve tirarsi su le maniche. Bisogna saper ascoltare, imparare a nutrirsi delle differenze».
Da coach, la sua ricetta contro il correntismo?
«La mia più grande fortuna nella carriera di allenatore è essere stato tre anni in Grecia e sei in Finlandia, due culture completamente diverse».
Un po’ come tra i dem di Base riformista e gli ex ds…
«Ecco, allenare un atleta greco è molto diverso che allenare un atleta finlandese. Il Pd deve costruire una nuova identità. Io mi sono laureato in filosofia, ma la mia disciplina di laurea è l’antropologia».
Per rilanciare il Pd e mettere pace tra le diverse anime un antropologo aiuta.
«Questo nuovo Letta metterà a frutto tutta la sua esperienza precedente e la competenza, ma il vero valore aggiunto è la discontinuità degli ultimi sette anni».
Sette anni passati a Parigi, a insegnare ai giovani.
«E a guardare le cose da un punto di vista diverso. È stato un grande privilegio anche per me, che nel 2015 ho lasciato la nazionale di pallavolo per fare l’ad della Scuola Holden. La discontinuità è stata un grande arricchimento, per me come per Letta».
L’ha convinta il discorso dell’ex premier?
«Molto, ci ho visto il manifesto di quel momento generativo di cui le parlavo. Ma la stima e l’amicizia che mi legano a lui non mi permettono di essere obiettivo».
Perché ha accettato di far parte della segreteria?
«Perché me lo ha chiesto Enrico. Dopo qualche mese di vagabondaggio intellettuale non avevo più un tetto sulla testa».
Un po’ come il Pd.
«Sono felice e orgoglioso di poter provare a mettere una tegola anche io».
Ha la tessera del Pd lei?
«No, ma mi sono sempre riconosciuto in quel mondo. Ho solo il santino del Toro e due tessere, dell’Anpi e dei giornalisti».
Il suo piano per rilanciare lo sport dopo la pandemia?
«È il momento più duro degli ultimi 70 anni. Migliaia di società sono in ginocchio e non riapriranno più. Il modello dello sport di base si è frantumato, bisogna alzare lo sguardo e costruirne uno completamente nuovo».