di Alberto Bortolotti – Consigliere Nazionale USSI
E’ stato un grande piacere, per il sottoscritto, partecipare alla festa a Coverciano per la “Penna d’oro” alla carriera a Raffaello Paloscia, decano dei giornalisti sportivi fiorentini (con importanti trascorsi bolognesi e un pizzico di fede rossoblu), giunto al traguardo dei 95 anni e ancora impegnato nella professione. A celebrare Raffaello, nell’iniziativa organizzata al Centro tecnico dal presidente Sandro Bennucci, da tutti gli organismi dirigenti dell’Associazione Stampa Toscana e da Franco Morabito con il Gruppo Toscano Giornalisti Sportivi-Ussi, tantissimi colleghi, tra i quali il Presidente Fnsi, Vittorio di Trapani, e tanti campioni dello sport: da Gigi Buffon, oggi dirigente degli Azzurri, al sempre numero 10 Giancarlo Antognoni (“quando ho giocato mi hai difeso, quando ho fatto il dirigente mi hai bastonato”), da Claudio Merlo, tra i protagonisti del secondo scudetto della Fiorentina (“eravamo i tuoi ragazzi”), a Gianni de Magistris asso della pallanuoto.
È stato Bennucci, presidente dell’Ast, a tracciare il profilo di Paloscia ricordando gli esordi al Corriere dello Sport, nell’agosto del 1950, fino alla carriera a La Nazione dove è stato capo della redazione sportiva, attraversando 70 anni di eventi: dai due scudetti della Fiorentina agli ultimi due mondiali vinti dall’Italia (1982 e 2006), alcune Olimpiadi, fra le quali quella di Monaco del 1972 segnata dall’irruzione di Settembre Nero.
Personalmente, nel portare il saluto del Presidente USSI Gianfranco Coppola, che ha ricordato i suoi esordi al seguito della Nazionale e al ruolo di chioccia, a Coverciano, di Raffaello, con Manuela Righini, Masieri, Ciullini, Roncaglia e Gamucci, ho rievocato i suoi trascorsi a Stadio, la sua amicizia con la mia famiglia e i doppi alla Virtus Tennis contro l’affiatata coppia petroniana Adalberto Bortolotti-Giulio Cesare Turrini. Racchette, smash, volée e grandi firme.
Le lodi sono state portate anche dal presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, perché Paloscia eccelleva in quel linguaggio «di garbo, gentilezza e toni contenuti in uno scenario in cui si pensa di poter essere ascoltati non urlando». Nei confronti del giornalismo sportivo, ha aggiunto, si tenta di «cancellare la passione, e cioè la possibilità di raccontare l’essere umano che c’è dietro al campione, e di trattare una partita come se fosse un videogioco, oltre ad applicare un precariato nelle forme peggiori facendo leva proprio sulla passione che anima tanti giovani cronisti», ha concluso Di Trapani chiedendo che proprio da Firenze e dalla Toscana parta una “Coverciano del giornalismo sportivo” per affrontare questo quadro e per «stare vicini ai giornalisti sportivi minacciati».
Ad aprire la manifestazione Luciano Artusi, per decenni direttore del Calcio storico fiorentino che nell’emozionante “Saluto alla voce” che precede e conclude ogni incontro ha invitato tutti a «gridare con me» questa volta non il tradizionale “Viva Fiorenza!”, ma “Auguri Raffaello!”, e la riproposizione di video di interventi tv di Paloscia e immagini dei suoi più vecchi articoli.
Nell’aula magna di Coverciano a festeggiare il decano dei giornalisti sportivi anche esponenti delle organizzazioni dei giornalisti, delle istituzioni e del mondo dello sport. La Fiorentina è stata rappresentata dagli addetti stampa Luca Di Francesco e Arturo Mastronardi.
Insieme alla “Penna d’oro” ricevuta da Bennucci e Morabito, Paloscia ha ricevuto il riconoscimento del Corriere dello Sport, da Polverosi e, dal vicedirettore de La Nazione, Caroppo, un simbolo del giornale dove Raffaello ha lavorato per tanti anni, dando un grande impulso a quel “giornale del lunedì”, inventato da Giordano Goggioli, poi imitato da tutti i grandi quotidiani italiani.
Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella ha fatto sapere, attraverso un messaggio del portavoce, Giovanni Carta, di voler invitare Paloscia, con Ast e Ussi, in Palazzo Vecchio per consegnargli un riconoscimento a nome di tutta la città.
Essere a Coverciano è sempre emozionante, esserci per Paloscia è stato un tributo doveroso. Lui ci ha ringraziati tutti, alla fine, ma siamo noi che gli dobbiamo un omaggio che non cesserà.