di Chiara Aruffo
I Mondiali di biathlon di Anterselva sono appena finiti ed è il momento di tracciare un bilancio a mente fredda di questi dieci giorni di gare. È stato un mondiale entusiasmante per i colori azzurri, che ha finalmente fatto conoscere il biathlon al grande pubblico, in primis grazie alle prestazioni dei nostri atleti. Le dirette della RAI hanno avuto medie da 300 mila spettatori (ai quali si devono aggiungere gli spettatori di Eurosport che trasmette anche tutta la Coppa del Mondo), numeri importanti per uno sport di nicchia come il biathlon. La speranza è che l’eredità di questo mondiale sia proprio una maggiore visibilità per uno sport che certamente non delude in pubblico in termini di spettacolarità.
TEAM ITALIA – IL MEDAGLIERE E IL SUO ROVESCIO
Il medagliere parla chiaro: l’Italia è attualmente la terza potenza del biathlon mondiale, un risultato a cui anni fa pochi avrebbero creduto. Con due ori e due argenti, il team azzurro si piazza alle spalle delle superpotenze Norvegia e Francia, nonostante un risultato complessivo in leggero declino rispetto ai Mondiali di Östersund dello scorso anno. Le medaglie sono state, nell’ordine: argento nella Staffetta Mista (Vittozzi, Wierer, Hofer, Windisch), oro nell’Inseguimento femminile (Dorothea Wierer), oro nell’Individuale femminile (Dorothea Wierer), argento nella Mass Start femminile (Dorothea Wierer).
La differenza sostanziale con i mondiali precedenti è che tutti i piazzamenti hanno la firma di Dorothea Wierer, e questo potrebbe essere considerato il rovescio della medaglia, e del medagliere. Dopo i meritati festeggiamenti, questo sarà certamente tema di riflessione in casa Italia: come innalzare il livello medio di tutti, in una squadra che viaggia a due velocità ed è troppo spesso vittima dei propri limiti mentali. Atleti (e soprattutto atlete) che in passato avevano ben figurato, sembrano la brutta copia di se stessi e alcuni sono addirittura stati esclusi dal giro della Coppa del Mondo: sta ai tecnici capire cosa non ha funzionato per poi cercare direcuperare al meglio la condizione di tutta la squadra.
SETTORE FEMMINILE – UNA DOROTHEA SPAZIALE E UNA LISA DA RITROVARE
Dorothea Wierer, atleta di casa, è stata la protagonista assoluta di questi mondiali per quanto riguarda la squadra azzurra. Ha dimostrato una tenuta mentale invidiabile: non era facile gareggiare in casa davanti a chi ti ha visto crescere, riuscire a tenere fuori dalla mente il polverone mediatico che si era alzato appena una settimana prima dall’inizio dei mondiali, sciare e sparare sapendo che c’è in ballo anche un’eventuale riconquista della Coppa del Mondo generale. Era tesa anche lei all’inizio, e non lo ha nascosto nelle interviste, ma andare a medaglia nella staffetta di apertura deve averle spianato la strada per gli altri successi. Ci sono altri esempi nello sport di come andare a medaglia in una gara aumenti la possibilità di vincita nelle gare successive, quasi a dire: una medaglia l’ho portata a casa ed è quello che tutti si aspettavano, adesso posso divertirmi. L’esempio più eclatante in questo senso è Tania Cagnotto, altoatesina anche lei, alle Olimpiadi di Rio: vincere l’argento nella gara sincro l’ha svuotata di tutta la pressione che si portava dietro da sedici anni e le ha fatto poi conquistare un bronzo nell’individuale dietro le inarrivabili cinesi.
Dietro Dorothea Wierer, il settore femminile fa fatica. Una delle delusioni di questo mondiale, ma in generale di questa stagione, è Lisa Vittozzi. La friulana aveva dato battaglia proprio alla Wierer fino all’ultima tappa lo scorso anno, e veniva accreditata da molti come la favorita numero uno di questa stagione, forte anche della più giovane età. Ma gioventù vuol dire anche meno esperienza, non solo sugli sci, ma anche per come si affrontano mentalmentele gare. La lucidità è purtroppo venuta mancare nei momenti chiave, e la Lisa che tutti conosciamo si è vista solo a sprazzi in questo mondiale. Bisognerà capire perché, a delle belle prove nelle staffette, si sono alternate prestazioni mediocri nelle gare individuali.
Discorso simile per Federica Sanfilippo, un’atleta che in passato ha dimostrato di poter andare a podio nelle gare individuali e di poter essere una solida frazionista nelle staffette. In questa stagione, si è vista solo una versione sbiadita e la debacle nel poligono in piedi della staffetta femminile è stata un po’ la somma di quanto si era visto fino ad oggi. Michela Carrara è ancora giovane e merita di fare esperienza in Coppa del Mondo: a questi Mondiali ha fatto vedere cose buone come nella gara Individuale,bisogna ripartire da lì.
SETTORE MASCHILE – IN ATTESA DI MOMENTI MIGLIORI
Iniziamo col dire che al maschile, i posti sul podio sono ultimamente un affare solo tra Norvegia e Francia, quindi siamo in buona compagnia tra le nazioni che possono giocarsi posizioni nella top 10, ma poco più. Lukas Hofer è un buon biathleta che ha faticato un po’ all’inizio di questa stagione, e anche in questo mondiale avrebbe probabilmente meritato di più. È da attribuirgli però un grande merito nella conquista della medaglia d’argento, dove la sua terza frazione chiusa con zero errori al poligono ha permesso all’Italia di giocarsela con la Norvegia del fenomenoJohannes Bø per il primo posto. Purtroppo, proprio il poligono gli è stato invece ostile nella gara Individuale e nell’Inseguimento, dove la buona forma sugli sci faceva ben sperare.
Discorso diverso per Dominik Windisch, che non ha mai realmente ingranato in questa stagione. Storicamente queste sono un po’ le sue caratteristiche: una serie di gare sottotono e poi all’improvviso tira fuori il coniglio dal cilindro, come avvenuto per esempio nella Mass Start dei Mondiali dello scorso anno dove vinse un incredibile oro nel mezzo di una bufera di neve. Dominik, che quest’anno ha scelto di non allenarsi con la squadra Elite, sta faticando soprattutto al poligono. Ha iniziato bene il mondiale con la medaglia nella staffetta mista, ha avuto un paio di gare deludenti, ma è riuscito a riprendersi nelle ultime due prove.L’augurio è che lo zero trovato all’ultimo poligono della Mass Start sia il punto da cui ripartire per le tappe finali di questa stagione.
Thomas Bormolini non ha sfigurato nel mondiale di casa, con delle prestazioni solitamente buone al tiro, e qualche difficoltà in più sugli sci. A questo proposito, emblematica la sua frazione nella terza frazione della staffetta maschile dove ha commesso un solo errore a poligono in piedi, ma ha poi perso parecchieposizioni nei metri finali dell’ultimo giro. Una situazione simile l’ha vissuta anche Daniele Cappellari che fatica a chiudere bene l’ultimo giro delle gare. Come per Michela Carrara, Daniele Cappellari è giovane e merita di fare esperienza in Coppa del Mondo, in attesa del rientro di Giuseppe Montello infortunatosi a inizio stagione.
L’ORGANIZZAZIONE E LA BIATHLON FAMILY
Per concludere, un plauso va sicuramente al Comitato organizzatore di questi mondiali e ai più di mille volontari che vi hanno lavorato. La macchina organizzativa ha funzionato alla perfezione, e la valle di Anterselva in cui vivono poche migliaia di abitanti, con una sola strada di accesso, è stata in grado di gestire al meglio un afflusso nell’ordine di 20-25 mila persone al giorno.Certo, il popolo del biathlon (o Biathlon Family come amano farsi chiamare) ci ha messo del suo: è raro vedere tifosi di nazioni diverse abbracciarsi e festeggiare insieme alla fine delle gare, da loro c’è molto da imparare.
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