nella foto: il presidente della AST Sandro Bennucci
da: fnsi.it
Firenze 12 ottobre 2017 – «È singolare il metodo del “confino” poiché il palazzo di giustizia è un luogo che deve essere aperto a tutti, compresi proprio gli operatori dell’informazione», commenta il presidente Ast Sandro Bennucci, invocando una presa di posizione del Guardasigilli.
Il presidente dell’Assostampa Toscana, Sandro Bennucci
L’Associazione stampa toscana esprime «sorpresa per l’atteggiamento del tribunale di Arezzo nei confronti dei giornalisti» in occasione dell’udienza preliminare per il processo del crac di Banca Etruria. Il sindacato dei giornalisti toscani fa appello al ministro della giustizia Andrea Orlando «che giusto poche settimane fa incontrando i vertici della Fnsi – dice il presidente dell’Ast Sandro Bennucci – aveva manifestato la piena disponibilità nei confronti degli organi di informazione».
I giornalisti, anche i questa occasione, hanno semplicemente rivendicato la possibilità di svolgere il loro compito che è quello di riferire i fatti di cronaca. «È singolare – aggiunge Bennucci – il metodo del “confino” poiché il palazzo di giustizia è un luogo che deve essere aperto a tutti, compresi proprio gli operatori dell’informazione. Non si vede la necessità di ricorrere a misure straordinarie, nemmeno in presenza di udienze delicate».
Da qui la richiesta al ministro e agli organismi della magistratura «per un intervento opportuno e assai auspicabile», conclude l’Assostampa.
Etruria: giornalisti fuori da tribunale, protesta Odg
Durante udienza preliminare in corso ad Arezzo
Nel corso dell’udienza preliminare per il processo del crac di Banca Etruria, in corso stamani, il Tribunale di Arezzo ha «confinato i giornalisti al di fuori del perimetro del Tribunale. Non solo a distanza dal luogo dell’udienza, ma anche separati e lontani dal luogo nel quale i risparmiatori truffati possono manifestare». Lo scrive in una nota l’Ordine dei giornalisti della Toscana che protesta.
L’Ordine dei giornalisti della Toscana, coglie l’occasione per rilevare ancora una volta, si legge nella nota, «quanto le disposizioni del codice di procedura penale siano anacronistiche e penalizzanti per i cittadini, visto che i giornalisti sono tenuti a distanza dai fatti che devono raccontare. Impedire all’informazione di svolgere il proprio dovere in modo compiuto è il peggior modo per garantire oggettività e trasparenza».
Per questo, conclude la nota a firma del presidente Carlo Bartoli, l’Ordine dei giornalisti della Toscana invita il presidente del Tribunale di Arezzo «a considerare l’opportunità di una diversa collocazione per i giornalisti che svolgono un servizio per la collettività e che devono dar conto all’opinione pubblica di una vicenda così rilevante, ma anche complessa». (Ansa – Firenze, 12 ottobre 2017)
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