Ben venga una guerra di civiltà scatenata da un atto di inciviltà. E vincitrici, alla fine, risulteranno le donne: giornaliste con e senza tessera, ma realtà ormai consolidata e inattaccabile che in questi giorni deve spazzare il campo da luoghi comuni ormai impolverati. Il gesto scellerato di quel tifoso toscano, che ad Empoli trattò l’inviata di una tivù locale come una bambola di gomma, offese la dignità femminile e anche la nostra intelligenza. Ora la punizione è la condanna inevitabile per una condotta assolutamente anacronistica. C’è bisogno di processi veri e non di parole usate come pietre: il tiro al bersaglio contro Giorgio Micheletti, il conduttore travolto dalla diretta, confonde forse il bersaglio. Non è lui il colpevole, non è solo lui, non può esserlo. Ed è semplicistico ridurre la spiegazione della scelta di utilizzare giovani ragazze nei servizi fuori degli stadi come un tentativo di conquistare audience. Pensare che gli ascolti siano così facilmente manipolabili o condizionabili è come ridurre la conquista del consenso a un’operazione che tanto semplice non è mai stata. Quel ruolo che oggi si vuole ridurre quasi a elemento coreografico è stato una straordinaria palestra che ha formato grandissime professioniste che mai hanno avuto bisogno di percorsi agevolati per imporre i loro talenti. Ecco perché è ingiusto ora accusare il giornalismo sportivo di usare le donne come arma impropria, esponendole al rischio barbaro di molestie: è argomento un po’ pretestuoso che offende soprattutto l’universo femminile che nelle redazioni ha conquistato lo spazio che merita. E che nessun barbaro potrà violare.

Milano-Cortina: bandiera Olimpica sbarca in Italia. Malagò: Mondo ci guarda
Adesso tocca a noi. All’indomani del toccante passaggio di testimone con i Giochi Invernali di Pechino, la bandiera Olimpica è atterrata in Italia per far