Bond. Come per il mitico agente segreto al servizio di Sua Maestà bastava quella rasoiata in calce ad un articolo per capire che si trattava di ciccia consistente: notizie, scritte senza fronzoli. Senza far pesare l’esclusività delle stesse sul foglio rosa. Nei Palazzi dello Sport ma anche nei circoli collegati, nelle apparentemente solo pompose associazioni luogo però di accordi e anche di trame Gianni Bondini Bond si muoveva con disinvoltura ancorché marcato a uomo più che a vista.
Uomo di passioni, appoggiava iniziative umanitarie e solidali, e ha spinto tanti giovani alla carriera pur sembrando inizialmente occupante urticante di un territorio. Episodi da raccontare troppi per non cedere a quel sentimento nobile che partendo dall’affetto si trasforma in commozione. Ha servito lo sport seguendolo in ogni forma istituzionale.
Per la difesa e la crescita dello stesso cavando ogni energia da un fisico minato dalla malattia.
Addio Bond ci hai dato tanto.
Gianfranco Coppola
Presidente USSI
Addio a Gianni Bondini La sua garitta di cronista esemplare di Antonello Valentini Nel periodo ruggente della politica sportiva in Federcalcio, parliamo degli anni Novanta, per noi del cosiddetto “palazzo” Gianni Bondini era collocato a metà strada tra l’amabile incubo e la piacevole ossessione.Lo dico con ammirazione e stima, trasformatesi via via in autentica amicizia. Ora che se n’è andato, riaffiorano ricordi incancellabili. E grandi malinconie. Lavoravamo su fronti opposti, ma sempre nel rispetto reciproco dei ruoli e degli interessi professionali: io allora capo ufficio stampa della Figc, lui cronista implacabile e scrupoloso della Gazzetta dello Sport. Che piovesse o che ci fosse il sole, dalle prime ore della mattina fino a quando serviva, lui era lì di vedetta e di guardia davanti al palazzo di via Allegri, per “rubare” un’informazione più degli altri e scrivere gli articoli più completi e aggiornati sull’avventura quotidiana della Federcalcio. “Ciao Gianni, ti stiamo facendo costruire una garitta qui sul marciapiede, almeno stai al riparo”, era diventata ormai una battutaccia a mo’ di ritornello. Quando andò in pensione dalla Gazzetta, accettò con riluttanza – sia pure a giochi chiusi – l’orologio con dedica che la Figc volle consegnarli come testimonianza di stima e di rispetto. Posso affermare con certezza che Gianni Bondini è stato un giornalista vero: rispettoso, attento, competente, non faceva sconti ma non derogava dalla sua etica professionale. Un cronista a tutto tondo, un esempio per tutto il giornalismo italiano. |
fonte: La Gazzetta dello Sport
di Valerio Piccioni
Ci sono momenti in cui non si riescono a mettere insieme le parole. Questa mattina stiamo vivendo un attimo del genere. Poco fa è morto Gianni Bondini, colonna portante della Gazzetta per decenni, compagno di viaggio di tanti lettori che attraverso la sua firma hanno potuto conoscere un mare di notizie, retroscena, curiosità al confine fra lo sport e il resto della vita e del mondo. Tutto questo, però, non basta per spiegare l’uomo, l’amico, il collega con cui molti di noi hanno spartito tanta vita. La prima cosa che ci viene da dire è che a Gianni piaceva soprattutto stare insieme alle persone: una cosa, nel lavoro e fuori, valeva poco se non era vissuta con gli altri. Poteva essere l’organizzazione di un comizio negli anni del suo impegno politico, una sfida podistica con i profughi della guerra in Kosovo, l’infinito impegno per la Corsa di Miguel, un articolo costruito con mille telefonate o “vasche” fra i palazzi della politica sportiva, nulla aveva senso se non fosse realmente condiviso. Da lì partiva la sua proverbiale voglia di raccontare.
RING E PARTITE – Gianni Bondini, che aveva 77 anni, è stato mille cose. Cresciuto a Roma nelle strade intorno a San Giovanni, pugile coraggioso ma poi troppo distratto da altre cose per fare carriera sul ring, militante politico negli Anni 70. Uno dei ricordi che dagli scaffali della memoria cadeva sempre giù nei discorsi anche negli ultimi anni era un graffito di un vecchio Festival dell’Unità intorno allo Stadio Flaminio in cui il segretario del PCI Enrico Berlinguer era improvvisamente sparito seminando il terrore nella sua scorta. Gianni con gli altri si mise a cercarlo ansiosamente per poi scoprirlo impegnato con i pantaloni tirati su in una partita a pallone con dei ragazzini.
BOND – Poi era venuto, un po’ per caso, il giornalismo: le emittenti private, Radio Blu, L’Occhio di Maurizio Costanzo e quindi la Gazzetta dove diventò, grazie al soprannome datogli da Candido Cannavò, il “commissario” o più semplicemente Bond, la sua sigla di battaglia giornalistica. Fu brillante anche in tv, nel famoso “Gol di notte” condotto da Michele Plastino, in quelle domeniche sera che finivano poi in piena notte in tavolate post trasmissione dove fra i suoi compagni di chiacchierate aveva gli amatissimi Vincenzo D’Amico e Agostino Di Bartolomei.
SCOOP E GARBO – Per la Gazzetta fu in primissima linea a raccontare tanti pezzi di storia dello sport con un eclettismo raro: il primo giorno di Maradona a Napoli o Pietro Mennea che sfidava una Vespa per allenarsi, e poi scandali, calci scommesse vari, elezioni federali all’ultimo voto, “travestimenti” per entrare all’Olimpico per raccontare i lavori per i Mondiali, inchieste sul doping – per la quale vinse il premio Saint Vincent nel 1997 – riforme dello sport immaginate e poi abortite (una “rubata” con un’occhiata fugace sul tavolo dell’allora vicepresidente del consiglio Walter Veltroni, che conosceva sin da quando era ragazzino). Mantenendo però sempre un tratto di sensibilità, di umanità e di rispetto verso le persone. Che gli è stato per la verità riconosciuto da tutti o quantomeno da tanti, anche fra quelli che raccontava senza fare sconti, con quella miscela di oggettività e garbo che non mancava mai nel suo scrivere. “Una bruttissima notizia, una perdita enorme”, ci ha detto poco fa il presidente del Coni Giovanni Malagò, che non ha mai smesso di chiamarlo anche in questi anni difficili della malattia. Quanto a noi, adesso le parole sono davvero finite. Abbracciando la moglie Lilli, resta solo una cosa da dire: grazie Gianni per tutte le cose che ci hai insegnato e i tanti momenti vissuti assieme.
fonte Roma Sport Spettacolo
È con profonda tristezza che la redazione di Roma Sport Spettacolo annuncia la scomparsa di Gianni Bondini, giornalista sportivo la cui carriera ha illuminato il panorama italiano per più di mezzo secolo. Una figura leggendaria che ha saputo unire le sue competenze professionali con una passione indomita per lo sport, Bondini si è spento lasciando dietro di sé un eredità impareggiabile.
Bondini è stato molto più di un giornalista: è stato un osservatore acuto, un critico, un maestro e, forse più di ogni altra cosa, un amante dello sport. Come cronista giudiziario per l’Unione Sarda e L’Occhio, ha iniziato la sua carriera con l’impegno per l’accuratezza e la dedizione che avrebbe mantenuto per tutta la vita. Nonostante i suoi primi incarichi fossero focalizzati sulle vicende giudiziarie, Bondini ha sempre nutrito un amore per lo sport che alla fine lo avrebbe portato a essere uno dei più rispettati giornalisti sportivi del suo tempo.
Quando si unì alla Gazzetta dello Sport come caporedattore, Bondini dimostrò immediatamente la sua competenza nel campo, contribuendo a formare la voce e la visione del giornale. Il suo talento eccezionale non passò inosservato. Nel 1997, Bondini fu insignito del prestigioso Premio Saint-Vincent sotto il patrocinio della Presidenza della Repubblica. Questo premio, assegnato ai migliori giornalisti e presentatori televisivi italiani, era un riconoscimento dell’impegno costante e dell’eccellenza di Bondini nel campo del giornalismo. L’ultimo premio ricevuto, lo scorso anno, un premio speciale alla carriera dell’USSI Roma alla presenza del Presidente del CONI Gianni Malagò, tutto il direttivo dell’USSI ed i suoi colleghi della Gazzetta dello Sport.
Nel corso della sua carriera, Bondini ha lavorato anche come commentatore per varie reti radio e televisive private, tra cui Radioblu, Teleroma 56 e Videouno, offrendo la sua voce distintiva e le sue approfondite analisi a milioni di spettatori. Nel 2009, il suo contributo straordinario allo sport italiano fu ulteriormente riconosciuto quando gli fu assegnata la Stella d’Oro al merito sportivo del CONI, un riconoscimento destinato a coloro che hanno dato un contributo significativo al mondo dello sport italiano.
Bondini non fu solo un giornalista attivo, ma si dedicò anche alla scrittura di libri. Con le sue opere “Effetto Mundial” e “100 volte CONI“, ha esplorato la cultura e l’importanza dello sport in Italia, dimostrando ancora una volta la sua passione e la sua comprensione approfondita del campo. Inoltre, è stato direttore responsabile del giornale online Accademiamaestridellosport.it e editorialista per SportEconomy.it, due piattaforme digitali che hanno beneficiato enormemente della sua esperienza e saggezza.
Il suo ultimo incarico giornalistico come autorevole direttore della testata giornalistica Roma Sport Spettacolo è stata la ciliegina sulla torta di una carriera già ricca di successi. Anche in questa posizione, Bondini ha continuato a brillare, guidando la testata con la stessa dedizione e lo stesso amore per lo sport che aveva dimostrato per tutta la sua vita.
La morte di Bondini è una perdita immensa non solo per il giornalismo sportivo italiano, ma per l’intero panorama mediatico del paese. Il suo contributo al giornalismo e allo sport non può essere sottovalutato. La sua dedizione al suo lavoro, la sua passione per lo sport e il suo impegno per l’eccellenza hanno lasciato un’impronta indelebile sul campo.
Le sue parole, le sue analisi, la sua visione del mondo dello sport erano uniche e mancheranno a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di leggerle o ascoltarle. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile, ma il suo spirito vivrà attraverso le storie che ha raccontato, le persone che ha ispirato e l’impatto duraturo che ha avuto sulla professione del giornalismo.
Mentre ci uniamo nel dolore con la sua famiglia e i suoi amici, celebriamo la vita e la carriera di un uomo che ha dato tanto al giornalismo e allo sport. Gianni Bondini, una leggenda del giornalismo sportivo italiano, sarà sempre ricordato con affetto e rispetto. Il suo ricordo vivrà non solo nelle pagine dei giornali e nelle trasmissioni che ha aiutato a formare, ma anche nei cuori di coloro che lo hanno conosciuto e ammirato.
Ciao Gianni, ciao Direttore!