///
Carpegna Palace, diario di bordo

Carpegna Palace, diario di bordo

84° congresso Aips, quattro giorni di giornalismo sportivo e non solo

di Mario Frongia

Aips e Ussi, connubio vincente. Ottantaquattro buone ragioni per difendere la professione. Per tenere alta la soglia del rispetto, tra nuovi e vecchi poteri. E sottopoteri. Per avvicinare scenari distanti geograficamente e culturalmente, ma mica tanto, alla quotidianità. Per sostenere i tanti giovani cronisti ai quali abbiamo l’obbligo di lasciare meglio di quanto abbiamo trovato noi.

4Ukraine forever. Anche Vlady scriveva di sport. Reportage, interviste, video. Adesso, indossa mimetica e imbraccia un fucile d’assalto. Le slide alle sue spalle mostrano piscine, campi, stadi, piste devastate dai missili russi. Sangue, morte, paura. Altre indicano i tanti cronisti uccisi e, a decine, gli sportivi ucraini, che in una guerra insensata e maledetta, ci hanno lasciato la pelle.

Pallonate continentali. Abito blu tasmanian, camicia bianca, nodo della cravatta impeccabile. Aleksander Ceferin, padre pallone. L’ha preceduto la Digos e un gruppetto affettato di collaboratori. Pacato, attento, rispettoso. Anche sui quesiti più scomodi. Incalzato da Gianni Merlo, sotto lo sguardo di Gabriele Gravina, interpellato dai rappresentanti del calcio asiatico e africano in particolare. La salita è ancora lunga.

Cronisti sportivi e Sport e salute. Vito Cozzoli è pragmatico. Pochi svolazzi e dritto al punto: “Senza di voi che narrate puntuali le storie delle attività sportive italiane, il resto è poco o nulla”. La categoria ringrazia. I progetti e le relazioni, curate nel dettaglio da Gianfranco Coppola, lievitano sul territorio. Scuole, comunità, associazioni, volontariato. Disabili e normodotati. Dai ragazzini agli over 65, l’Italia in pantaloncini e scarpe da ginnastica, cresce. Per quantità e qualità.

Noi al posto dell’io. Arcieri, sprinter, judoka, cestisti. Ma anche padellisti e campioni del badmington. Il mondo dei più bravi, anche per tenacia, solidità culturale, messaggio. Il Paralimpismo ha conquistato, sempre in ritardo ma meglio di niente, la passerella. Risultati e performance, quella del rispetto e della civiltà. Lo ha detto anche Luca Pancalli. Gli oltre duecento accreditati al congresso Aips hanno applaudito. E messo in moto una riflessione profonda.

Penne, culture, perplessità. Il giornalismo sportivo e una lunga serie di declinazioni. Dalle disabilità ai colori della pelle, dalle guerre a carestie, deportazioni, chiusure, giovani, pandemie, diseguaglianze di genere e non solo, esperienze, censure. La professione a 361 gradi. Un grado in più per accogliere istanze continentali, sommesse e urlate. Gianni Merlo ci prova. La scommessa è tosta.    

Condividi

Facebook
Twitter

Articoli Correlati

A Trento lo “Sport Media Day 2026”

In vista dei Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026, si è svolto ieri a Trento lo “Sport Media Day 2026”, incontro tra vecchie glorie, campioni Olimpici e giornalisti