di Alberto Bortolotti consigliere nazionale USSI
Solo chi è presente a un evento può giudicarlo. E non occorre essere tifosi dell’amministrazione capitolina per dire che il Gran Premio di Formula E all’Eur è stato un successo. Di pubblico certamente e di organizzazione. Il contesto della ex esposizione universale di Roma voluta dal regime fascista è architettonicamente affascinante. Farci correre in mezzo le auto elettriche un’idea geniale quasi più che non in un tracciato più centrale (Formula E non gareggia in circuito) di difficilissima gestione per fondo stradale e vincoli imposti a residenti e turisti. All’Eur si arriva in metro. Il traffico era bloccato ma in modo “dolce”: nessuno ha dato in escandescenze e i commercianti hanno lavorato. La cifra tecnica di Formula E è migliorabile come ogni cosa ma la professionalità della struttura della Fia ha fatto il resto. Purtroppo, salvo uno, mancano piloti e macchine italiane ma presto ci saranno anche quelli. D’altra parte ci sono cinque anni davanti per tarare meglio il tutto.
Christian Horner e Helmut Marko, i boss di Red Bull, dovrebbero capire che il pilota più consistente e reattivo non è l’impertinente olandese, ma proprio lo “scaricato” Daniel Ricciardo capace di raccogliere il massimo non appena si presenta un’occasione. E la chance a Shanghai è stata generata dalle scelte del team ma anche dalla felicissima vena dell’australiano, vincitore ultra meritato.
La Casa della Stella in tutto questo bailamme riesce però a portarsi in testa al mondiale Costruttori con un punto di vantaggio sulla Ferrari, 85 lunghezze contro 84.
In classifica Vettel ha 54 punti, Hamilton 45, Bottas 40, Ricciardo 37 e Raikkonen 30.