Il 2 Luglio è la giornata della Stampa Sportiva Internazionale e questo è il messaggio che l’AIPS manda nel mondo.
In questi ultimi anni la nostra professione sta attraversando una crisi di identità e non siamo ancora in grado di vedere chiaramente la fine del tunnel, in cui che le nuove tecnologie ci hanno infilato. Coloro che hanno creato questa libertà artificiale, cioè il mondo on-line, sapevano esattamente in quale direzione saremmo andati e certamente non verso la piena libertà, come predicavano, anzi.
I guru dei social media sono celebrati dal mondo, come uomini con una “visione”, ma in realtà hanno solo manipolato la realtà, però sono considerati “eroi”. Sono stati bravissimi, ma ciò che hanno prodotto dovrebbe essere usato con cautela.
Oggi il giornalismo è nelle mani di hacker e fake news. I presidenti “twittano”, le persone leggono meno e sono sempre più distratte. Bevono ogni tipo di notizia viene loro proposta. Non fanno analisi.
Lo sport ha assorbito i lati peggiori della società digitale. Per questo dobbiamo reagire e riportare questo mondo, che è vicino alla gioventù, ad una dimensione più umana. È una battaglia culturale, ma è necessaria. Dobbiamo usare i nuovi mezzi di comunicazione nel modo giusto. Ovviamente non è facile, ma non abbiamo alternative se vogliamo salvare la nostra dignità e la nostra professione.
Il giornalismo è stato attaccato da diversi lati. Un esempio è quello che è accaduto nel Golfo, dove motivi politici hanno portano alla richiesta di chiusura di canali televisivi e di forme indipendenti di informazione. Se questa richiesta verrà soddisfatta, domani altri chiederanno le stesse sanzioni in altri Paesi. L’avversione alla libertà di informazione è molto contagiosa e il mondo dello sport è fragile. Dobbiamo rifiutare la deriva reazionaria, che può portare lo sport e la sua industria nelle mani di organizzazioni e di persone dall’anima opaca.
Il giornalismo non è morto come alcuni avevano sperato, ma è ferito. Spetta a noi ridargli una vita e un senso.
È ancora molto più dignitoso essere un giornalista che un hacker.