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Giornata nazionale contro le mafie, anche Fnsi e Odg il 21 marzo a Foggia con Libera

Giornata nazionale contro le mafie, anche Fnsi e Odg il 21 marzo a Foggia con Libera

L’annuncio durante il seminario ‘Le buone pratiche del giornalismo contro le mafie e i bavagli all’informazione’ organizzato in Federazione nell’ambito di ‘Contromafiecorruzione’. Al centro del dibattito anche i temi delle minacce ai cronisti, delle querele bavaglio e del contrasto al lavoro precario e irregolare.

La Federazione nazionale della Stampa italiana e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti aderiscono alla Giornata nazionale contro le mafie promossa da ‘Libera’ il prossimo 21 marzo a Foggia. Lo hanno annunciato il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Carlo Verna nel corso del seminario dal titolo ‘Le buone pratiche del giornalismo contro le mafie e i bavagli all’informazione’ organizzato in Fnsi nell’ambito della manifestazione ‘Contromafiecorruzione’.
«Mafie, corruzione e illegalità diffusa tentano ogni giorno di soffocare il diritto di cronaca e la libertà di espressione con le minacce ai cronisti e le querele temerarie. Federazione e Ordine hanno intrapreso da tempo azioni di contrasto di questi fenomeni e di sostegno ai colleghi minacciati», hanno spiegato.
«La lotta all’illegalità – hanno ribadito – passa però anche attraverso il contrasto allo sfruttamento e al lavoro precario. I temi del lavoro sono stati rimossi dal dibattito politico. Grave e inaccettabile è che il governo, a fronte di decine di milioni di euro elargiti sotto forma di aiuti diretti e indiretti alle imprese editoriali, non abbia ritenuto di dover pretendere impegni sul rispetto del lavoro regolare e sul contrasto al lavoro precario. L’informazione precaria rende più precaria la democrazia. L’inerzia del governo su questi temi è complice e colpevole».
Nel corso del seminario, che «si pone nel solco dell’impegno quotidiano di Fnsi, Ordine e altre organizzazioni di categoria per il contrasto alle minacce e il sostegno ai colleghi vittime di queste forme di prevaricazione», come ha detto ancora il segretario Lorusso, sono state presentate alcune delle ‘buone pratiche’ che hanno portato alla realizzazione di documenti e manifesti per un buon giornalismo su temi come la mafia, i discorsi d’odio, la rappresentazione mediatica della violenza.
«Mafiosi e corrotti non amano l’informazione, non amano che vengano illuminati i loro affari. Il nostro dovere è proprio andare a svelare il malaffare e sostenere quei colleghi che indagano su coloro che vogliono far prosperare l’illegalità», ha concluso Lorusso.
In questo senso, oltre ad aver dato subito avvio ai lavori dell’Osservatorio lanciato dal ministro Minniti per monitorare le aree in cui è più difficile fare il giornalista perché i giornalisti sono sotto attacco e fornire ai cronisti forme di tutela efficaci, la Fnsi ha anche deciso di costituirsi parte civile in tutti i processi in cui sono imputati coloro che hanno minacciato o intimidito i colleghi.
Dopo il ricordo di Roberto Morrione e Santo Della Volpe e la presentazione dei dati di Ossigeno per l’informazione, spazio poi alle testimonianze di Federica angeli, Paolo Borrometi, Michele Albanese, Rino Giacalone e dell’avvocato Giulio Vasaturo.
In chiusura di mattinata l’intervento del presidente Giulietti, che ha richiamato i giornalisti al loro ruolo di costruttori di coesione sociale e rilanciato il concetto di ‘scorta mediatica’. «La Fnsi – ha detto – sarà in prima fila in ogni battaglia che chieda verità e giustizia, ma solo quando saranno i familiari delle vittime a chiedercelo. Dobbiamo illuminare le loro vicende, non noi stessi. I territori, non i colleghi. La ‘scorta mediatica’ è in primo luogo per i cittadini: per loro dobbiamo riprendere le inchieste dei cronisti minacciati. E tutto questo si può fare solo insieme. Mettiamo insieme le esperienze che hanno portato al Manifesto Venezia, alla Carta di Roma, alla ricerca di Illuminare le periferie realizzata da Cospe e diamo vita ad un manifesto dei valori che si rivolga non solo ai giornalisti».
E poi la proposta: «Lanciamo domani, a fine manifestazione, questo manifesto. Il Decalogo di Assisi può essere la base di partenza di questo documento da presentare poi alla marcia della pace Perugia-Assisi di ottobre», ha concluso GIulietti.
I lavori del seminario sono proseguiti anche nel pomeriggio, aperti dell’intervento in video-conferenza di padre Enzo Fortunato, che è ripartito da dove il discorso si era interrotto, ovvero proprio dal Decalogo di Assisi. Poi Rosy Battaglia ha proiettato una video-inchiesta su Casale Monferrato e presentato l’esperienza di Cittadini Reattivi. Quindi uno sguardo al profilo internazionale del crimine organizzato, con gli attivisti di Libera che si occupano in particolare di Sud America e con Yolanda Moran Isais, dell’associazione Fundem (Fuerzas Unidas por Nuestros Desaparecidos en Mexico).
Alessandra Mancuso, presidente della Cpo Fnsi, ha illustrato il Manifesto di Venezia per il rispetto e la parità di genere nell’informazione e contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini. Anna Meli ha raccontato l’esperienza di Cospe e, con Paola Barretta, ha ricordato la ricerca, condotta con l’Osservatorio di Pavia, sulle periferie del mondo e il lavoro dell’Associazione Carta di Roma sul tema dei migranti. Ivano Maiorella ha portato il saluto della rete delle associazione del Terzo settore. Pierpaolo Romani ha parlato delle attività di Avviso Pubblico in difesa degli amministratori ‘sotto tiro’.
A Mara Filippi Morrione il compito di raccontare il premio dedicato alla memoria del marito Roberto. Sulla responsabilità dei giornalisti e sulle differenze come ricchezza, citando anche le parole di papa Francesco sul valore della verità, è tornato il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani. Mentre le conclusioni sono state affidate a Roberto Natale, ex presidente della Fnsi. «Serve un nuovo patto tra giornalisti e società, tanto più necessario quanto più i nuovi mezzi rendono agevole fare comunicazione. Perché tutti, giornalisti e non solo, nella società dell’informazione siamo chiamati ad una maggiore responsabilità», ha rimarcato.

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