Un tipo da cinema, indubbiamente. “A Perugia mi criticano, all’estero mi incensano”, amava dire Luciano Gaucci prima di scegliere l’estero per evitare rogne giudiziarie in Italia. E’ morto a Santo Domingo buen retiro tra sistemi di sicurezza e buona cucina. La scomparsa di Gaucci, che deve ad un tignoso cronista dell’epoca (era il 92-93) la mancata promozione e la squalifica col Perugia per una storia di cavalli con l’ex arbitro Senzacqua di Fermo. Scandalo che il Roma rivelò. Poi tante cose buone. Aveva come riferimento un presidente ineguagliabile, cioè Dino Viola, suo “capo” alla Roma quando Gaucci era vicepresidente. Intuito e senso degli affari: tutti ricordano Tony Bin, pagato 12 milioni e a lungo cavallo dei record prima che spuntasse Varenne. Una vita sugli allori e anche tra starlette, come la Tulliani prima che diventasse signora Fini. Poi il fallito assalto al Napoli in un agosto rovente, l’Orgoglio Partenopeo naufragò di fronte a muri federali. E all’americana spuntò il Napoli Soccer di Aurelio De Laurentiis.
Tipo da cinema, Gaucci. Era un altro calcio e anche i presidenti meno impomatati di adesso: Gaucci sembrò a suo modo un erede di Costantino Rozzi, mitico patron dell’Ascoli, che amava servire il vino delle sue coltivazioni a Villa Pigna di Castorana ad ospiti vecchi e nuovi; ma aveva anche intuizioni alla Casillo, giovani di talento e sguardo lontano: pensate al primo giapponese sbarcato in Italia: Nakata, seguito da decine di inviati di giornali, radio e tv del Sol Levante. Una grande operazione commerciale.
Un tipo da cinema, indubbiamente. Ma hanno indubbiamente legami col mondo del cinema i due presidenti sfidanti stasera a Marassi: Aurelio de Laurentiis, nipote di uno zio storico – Dino -è certamente produttore di rilievo che con la venticinquennale serie dei film – panettone ha stabilito un record che però per i non cinefili offusca la qualità di tante altre pellicole. Ferrero è uomo di sale cinematografiche, sbucato all’improvviso nel circo Barnum del calcio portando in dote imprevedibilità, simpatia, urticante spontaneità. La Samp non vive una bella stagione ma è ormai alle spalle il gruppo capeggiato dalla bandiera Luca Vialli. Ferrero è ancora la Samp che ha affidato l’operazione salvezza ad un allenatore tanto esperto quanto fortunato: Claudio Ranieri, che giustamente Gattuso ha definito un marpione. De Laurentiis è nella sua stagione più rovente nell’anno in cui ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e la rigorosa attenzione al bilancio: il Napoli è la società che ha più speso al cosiddetto mercato di riparaziobne, ben 91 milioni. Nella primavera 2019, fedele ai diktat di Ancelotti, non accettò offerte per Koulibaly, Hallan e Hisay. E in estate comprò Lozano e Manolas per una cifra complessiva vicina ai 100 milioni di euro. Paradossalmente, nell’anno di maggior investimento c’è stata la minore resa sul campo. A conferma che il calcio è una scienza inesatta. Poi sulla gestione di uomini e cose in società, decisioni fulminee e frasi a scavezzacollo si può discutere all’infinito, passando anche per il caro-prezzi per la gara col Barcellona, ma il passivo in classifica rimane una colpa ampiamente condivisa col blocco tecnico. A stasera, riavvolgendo da Gaucci ad ADL-ferrero la comunque affascinante figura dei presidenti. Tipi da cinema, sempre.