di Gianfranco Coppola
Diventa sempre più intrigante, da decifrare, quella che altro che una partita a scacchi o sciarade è la cosiddetta partita per il Quirinale. Mosse neanche tanto velate tra parlamentari che non vogliono né lo scioglimento delle camere né assistente inermi prima della riduzione del numero degli onorevoli e senatori, e così non è fantasia dire che c’è chi è ormai su piazza.
Da lunedì scorso a oggi riavvolgendo la settimana della politica sportiva dire di trovarsi sull’ottovolante è riduttivo. Una settimana fa Il Fatto Quotidiano ci ricordò: Diritti tv, il grande flop di Mediaset, Sky e Tim. Insomma, un grande autogol dopo un’estate rovente tra media Company ed idee sfuse e a pacchetti dei presidenti della A cui neppure un manager di collaudata esperienza e qualità come De Siervo riesce a dare una linea univoca.
Per non farci mancare nulla anche se non soprattutto Tuttosport di Torino rimarcava: Per la Superlega rilancio nel 2022. Insomma, l’operazione che fede gridare allo scandalo lo scavalcato (?) presidente Uefa Ceferin e molti altri non è affatto sepolta.
Martedì è stato il giorno di Lorenzo Insigne al Toronto, con successivamente tanto di videomessaggio: all for one, tutti per uno come i moschettieri. Non sembra Aramis né d’Artagnan Lorenzo da Frattamaggiore ma è inutile fingersi moralisti parlando di slancio d’amore verso ls nuova tifoseria mentre si indossa ancora la maglia della squadra del cuore e la fascia di capitano. E’ il calcio di quel che rimane del business, dopo che anche i cinesi hanno camminato bandiera e asfaltato letteralmente cittadelle del pallone. L’unico calciatore bandiera rimane Gigi Riva che pur di rimanere al Cagliari disse no allo strapotere anche economico della Juventus, che offriva concessionaria, agenzie di assicurazione e soldi. Rivera e Mazzola meglio che nella Milano da bere di quel tempo non potevano stare.
Mercoledì è stata la gran giornata dei direttori generali delle Asl, col focolaio Salernitana coi suoi 23 cui e la quarantena imposta come da .. regolamento dall’ottimo manager Mario Iervolino. Epperò ecco una Asl con un pensiero, un’altra con idee differenti e così si è finiti nel pallone per il turno dell’Epifania. Peraltro causa privacy mi segnalava l’ottimo collega Salvatore Lo Presti per anni autore dell’annuario del calcio mondiale che molte società non danno più l’elenco dei convocati. Allora x è Assente per Covid o per infortunio. Chissà chi lo sa come ai tempi (per chi se lo ricorda) di Febo Conti.
La parentesi internazionale è del quotidiano sportivo spagnolo Marca che titolò: El tribunale del Brexit tambièn deciderà sobre la Superliga. Tambien, dunque anche. Chissà cosa ne verrà fuori.
Intanto nel giorno in cui la tempesta Omicron portava a quasi 100 i Casi di positività in serie A ecco che all’indomani tra Asl, Protocolli, Proposte è stato necessario parlare di una Regia Unica affidata al Coni per dare un senso all’ovvio di fronte ad una calamità come la ennesima ma stavolta ondata a spruzzo del Covid. Un campionato nel caos con la Lega di A che ha fatto ricorso ai Tar per far giocare le partite. Un collega da sempre attento come Gigi Garanzini in un fondo titolato in maniera accattivante (il solito vizio del calcio fare orecchie da mercante) ha spiegato come la battaglia tra le Asl sia lo specchio della regione a spicchi del calcio. Nel giorno, venerdi, dell’assemblea convocata d’urgenza dopo il fine anno a Dubai per tanti i presidenti della serie A hanno rinviato alla cabina di regia di dopodomani col Governo decisioni nette ma nello stesso momento la Sottosegretaria con delega allo Sport Valentin Vezzali dichiarava che “le autorità sanitarie locali abbiano un comportamento uniforme”. Per Beppe Marotta il vero handicap in questo momento è il rapporto tra calcio e Asl, e in in un fondo su Tuttosport il direttore Xavier Jacobelli, cronista da sempre forte sulle notizie, ha spiegato che per un calcio al Covid urge un rigore di Draghi. Partite fantasma, anarchia più totale se pensiamo al Venezia a fare riscaldamento sul terreno dell’Arechi di Salerno, campo glorioso, coi padroni di casa vittime del Covid. Senso pratico, certo. La politica sportiva che è anche materia di affari passa tra improvvise apparizioni sulla scena: basti pensare all’ex magnate delle università telematiche Danilo Iervolino che ancora prima di diventare ufficialmente presidente della Salernitana ha suggerito di fermare il campionato, l’unica cosa su cui i presidenti della A si sono ritrovati uniti e compatti sul fronte opposto. No allo stop, calendario zeppo. Poi è chiaro che tutto può mutare, soprattutto se un blocco nell’anno dei mondiali con amnistia preventiva dovesse significare stop alle retrocessioni. Il patron del botto di fine anno avrà modo e ragioni per farsi apprezzare dai colleghi con le sue qualità di imprenditore dalla vista lunga e dalla grande capacità di capire i tempi, come assicura/rassicura la sua biografia. Col Covid e le sue varianti che impazzano, nothing is impossible.
Ed ecco il protocollo Uefa adottato d’autorità in un baleno: bastano 13 titolari adulti in salute per giocare, il resto si peschi dalle giovanili. A fine stagione registreremo il record dei giovanissimi al debutto in A o perlomeno in panchina con la maglia col cognome stampato che farà storia in famiglia. Cairo patron del Torino ha però evocato il modello Premier lasciando capire che così si tratterebbe di torneo falsato. Nel sabato delle idee sparse ecco il monito di Draghi a Gravina: chiudete gli stadi, vertici sulle Asl tra Governo e Regioni, il calcio malato coi consigli di Franco Carraro e la decisione dei 5000 spettatori, che sono la metà del Penso di Venezia e colpi di tosse nel deserto all’Olimpico o a San Siro o al Maradona di Napoli.
Momento terribile in cui la cosa più difficile è non sbagliare ma che si delineino strade precise, regole ferree considerando i diritti tv, il calendario a coriandoli, la Nations League della Uefa il Mondiale a novembre a Doha in Qatar e soprattutto ci si renda conto che di questi tempi ipotizzare Campion sto mondiale biennale ed altri grandi eventi si sconta con una stagione regolare che è tutto tranne che regolare ovunque.

Milano-Cortina: bandiera Olimpica sbarca in Italia. Malagò: Mondo ci guarda
Adesso tocca a noi. All’indomani del toccante passaggio di testimone con i Giochi Invernali di Pechino, la bandiera Olimpica è atterrata in Italia per far