
Formazione professionale, mestiere e giovani. Gli aneddoti di Corrado Ferlaino e Rino Cesarano, stimolati da Gianfranco Coppola. Spazio anche ai timori per i 2.500 tifosi inglesi in città e per il Napoli di Spalletti che profuma di tricolore
di Mario Frongia – Vice Segretario USSI
Le scalette di Lucio Dalla. Alamari, coppe, gomene. Saloni e armadi colmi di trofei ingialliti dal tempo: anche per questo, un tantino più preziosi. Divani in pelle invecchiati da storie, racconti, sfide e successi. Tra le onde, il vento e nella vita. Al Circolo Savoia si apre e si chiude il pomeriggio con la promessa di non perdersi di vista. “Il calcio visto dal buco della serratura”, cornice scelta dal presidente dell’Ussi nazionale, Gianfranco Coppola, con la collaborazione di Mario Zaccaria, storico direttore dell’Ansa a Napoli e presidente della conferenza dei presidenti dei giornalisti sportivi italiani, è un treno che conduce a buone pratiche. Nello sport e nel giornalismo. Ma anche nella quotidianità, tra i giovani e i vecchi lupi di mare. Con i saluti del padrone di casa, Fabrizio Cattaneo, e gli auspici di Carmine Zigarelli, presidente della Lega nazionale dilettanti locale, i commenti di Philip Willan, corrispondente del Times da Roma e Dundar Kesapli, inviato on the road in Europa della tv turca Trt, il dibattito decolla.

Il Napoli di Osimhen e soci balza in prima pagina assieme al match Italia-Inghilterra, pass per le qualificazioni a Euro 2024. “De Laurentis è stato bravo a costruire e gestire molto bene la squadra. Lui è un presidente, se sbaglia paga di tasca sua. Gli altri club, foraggiati da proprietà e fondi stranieri, sono in mano a impiegati” le parole di uno che se ne intende, Corrado Ferlaino. “Come ho fatto a trattenere Maradona? Altri tempi e tanta fatica. Poi, quando è andato al Siviglia, dove ha fatto poco, era già in fase calante” il numero uno del Napoli dei due scudetti, taglia corto: “I confronti sono sempre ingenerosi, il calcio è cambiato. Ma questo Napoli sta dominando il campionato, De Laurentis è uomo di spettacolo, organizzerà una festa bellissima. Io ero solo un ingegnere, ma ce la siamo goduta”. La sala applaude. “Mi dite che ero sfuggente con i giornalisti? No, era solo per evitare che dicessi delle cose, ne capissero delle altre e ne venissero scritte altre ancora. Ma Gino Palumbo è stato un grande”. Ferlaino tiene banco. Gianfranco Coppola lo incalza: “Il trofeo Anglo-arabo è stato il primo che ho vinto. Abbiamo fatto salti mortali, non lo scordo di certo”. Rino Cesarano, firma autorevole di pallonate internazionali, precisa: “Quel Napoli ci ha dato tantissimo. Adesso, con un filo di scaramanzia, godiamoci il bel gioco, la personalità, la tecnica e l’organizzazione dei ragazzi di Spalletti. Per celebrare c’è tempo”.

Dalle finestre che danno sul golfo filtra un sole leggero. L’aroma di salsedine, i camerieri con le giubbe bianche inamidate, qualche sigaro elegantemente spento, le sfogliatelle da urlo accompagnano dibattito e riflessione. Step che aiutano a essere un tantino migliori. Nelle redazioni, a bordo di barche da centinaia di migliaia di euro, nei campetti di periferia, in tribuna e in curva, nelle scuole e nei vivai. “Sì, dopo gli scontri con i tifosi dell’Eintracht e l’arrivo di oltre duemila sostenitori inglesi, le preoccupazioni non mancano. Sulle infiltrazioni violente nel calcio europeo c’è ancora tanto da fare” scandiscono Willan e Kesapli. “Con un progetto che chiamammo Sole mio il nostro circolo ha da sempre cullato percorsi attenti e pratici anche per il vostro mestiere” le parole di Cattaneo. Vela d’autore, regate, ma anche canottaggio e tanto altro. Al Circolo Savoia le storie le hanno scritte, e le scrivono, in bella grafia. “Con l’Ussi abbiamo condotto un percorso di formazione degli addetti stampa delle società dilettantistiche: è indispensabile comunicare bene, con i tempi e le interlocuzioni giuste” rimarca Zigarelli. Mentre sul maxi schermo compaiono le immagini delle squadre che hanno vinto il trofeo Anglo-arabo, Coppola avverte: “Si deve fare gioco di squadra, a maggior ragione in questi tempi dettati dal web. Noi lavoriamo su aggiornamento e tutela dei colleghi, specie di quelli più giovani che nuotano nel mondo digitale, troppo spesso senza regole né maestri. Puntiamo a rafforzare un percorso e relazioni istituzionali che siano utili per crescere e imparare le regole del nostro lavoro. E tendiamo la mano a quanti, dal mondo pubblico e privato, siano solidali e, come si dice oggi, performanti. L’Ussi crede nella qualità della professione”. Il presidente ringrazia il Circolo Savoia e la Figc campana (“La Lega nazionale dilettanti con Gaetano Zigarelli in testa, ci è stata particolarmente vicina, ha sposato l’iniziativa e ci ha supportato con passione e senza lesinare energie per la cultura del racconto del calcio”), i tanti colleghi che partecipano al meeting. Poi, inquadra il bersaglio: “Credo che momenti come questo siano sempre proficui per il confronto e per uno sviluppo collettivo”. Altri applausi. Una sensazione positiva anche nei premi dell’Ussi ai padroni di casa, alla Federcalcio campana, a Ferlaino e Cesarano. “In Italia per il calcio avete un’attenzione particolare, lo raccontate e lo vivete con un’enfasi speciale. Da venticinque anni sto a Roma, le sensazioni sono sempre molto forti” sottolinea Philip Willan. “Giro il mondo per la mia tv ma nessun luogo come qui a Napoli vibra di gioia ed energia. E non è solo per la marcia portentosa verso lo scudetto della squadra di Spalletti. Anzi”. Dundar Kesapli mette la freccia: “Da noi il terremoto ha ucciso quarantamila persone ma ci sono stime che ne prevedono più del doppio. Un dramma epocale. Nelle tante operazioni di solidarietà, proprio dai giocatori del Napoli, con Kim in testa, è arrivata una prova di grande sensibilità”. Tutti in piedi.
